Cosa fare quando si fanno pensieri non utili? Quando ruminazione e rimuginio sono eccessivi?
In questi casi si usa la terapia metacognitiva, che funziona molto bene nel trattamento dei disturbi d’ansia, della depressione, del disturbo da stress post-traumatico, del disturbo ossessivo-compulsivo e delle psicosi.
Che cos’è la MCT?
La terapia metacognitiva (MCT) è un approccio psicoterapeutico scientificamente fondato che attribuisce la malattia mentale a modelli di pensiero non utili, come l’eccessiva ruminazione e il rimuginio. La MCT mira a ridurre questi stili di pensiero e a modificare le credenze metacognitive che li attivano.
La terapia metacognitiva, sviluppata dallo psicologo clinico Adrian Wells, è supportata da quasi 30 anni di ricerche cliniche che ne attestano la validità teorica e l’impatto clinico nei disturbi psicologici (Nordahl, H., et al., 2018). Secondo la terapia metacognitiva, la maggior parte dei disturbi psicologici si sviluppa a partire da strategie di coping non utili, come la ruminazione e il rimuginio, e dalla mediazione di credenze metacognitive disfunzionali.
Le credenze metacognitive sono idee e pensieri sul nostro modo di pensare. Ad esempio, la maggior parte delle persone affette da disturbi psicologici ha le seguenti credenze metacognitive: “La preoccupazione è incontrollabile” o “Ho bisogno di preoccuparmi per sentirmi meglio”. Questo fa sì che inizino a preoccuparsi dei pensieri negativi, che a loro volta li fanno sentire più ansiosi. Ma poiché non credono che il pensiero ripetitivo possa essere fermato, iniziano a usare diverse strategie per controllarlo. Le strategie di coping non utili caratterizzano la sindrome cognitivo-attentiva (CAS), che consiste principalmente in ruminazione e rimuginio, ma anche in soppressione del pensiero, monitoraggio delle minacce, evitamento e ricerca di rassicurazioni.
Come funziona l’MCT?
La MCT riduce la ruminazione e il rimuginio con l’utilizzo di strategie quali la Detached Mindfulness o il rinvio del rimuginio, e modificando le credenze metacognitive. Detached mindfulness significa osservare pensieri e sentimenti in modo distaccato, senza coinvolgersi o reprimerli. Questo permette alla mente di non farsi ingaggiare dai pensieri e dai sentimenti negativi, una capacità che tutti hanno naturalmente.
Il rinvio rimuginio ha l’obiettivo di ridurre il tempo giornaliero trascorso a preoccuparsi, rimandando le preoccupazioni a una finestra temporale giornaliera fissa. Oltre a ridurre i pensieri eccessivi, una parte importante del motivo per cui la MCT funziona è che modifica efficacemente le credenze metacognitive. Quando le credenze metacognitive sono disfunzionali, non permettono alla mente di autoregolarsi e di occuparsi efficacemente dei pensieri e delle emozioni negative. Le credenze metacognitive sono disfunzionali quando interpretiamo i pensieri e i sentimenti come pericolosi e crediamo che il pensiero ripetitivo non possa essere fermato.
Le credenze metacognitive sono come le lenti con cui guardiamo il nostro mondo interiore. Se sono chiare e precise, vediamo i pensieri e le emozioni per quello che sono: brevi e innocui. Se invece sono sporche e distorte, i pensieri e le emozioni ci appaiono come una minaccia. Pensate alla MCT come a una pulizia delle lenti appannate.
L’MCT aiuta la mente a guarire
Proprio come la capacità del corpo di guarire un osso rotto, la mente può guarire da sola. Pensieri, immagini e sensazioni visitano la parte cosciente del cervello per poco tempo, ma spariscono da soli. Tuttavia, se ci aggrappiamo ai pensieri e ci preoccupiamo per loro, rimarranno molto più a lungo. Se ci aggrappiamo a pensieri e sensazioni indesiderate, impediamo alla mente di autoregolarsi. È allora che i pensieri e le sensazioni rimangono nella mente per molto tempo, causando disturbi mentali come ansia, depressione, PTSD e altri disturbi. Ma se lasciamo in pace questi pensieri e queste immagini, passeranno come granelli di sabbia in un colino.
BIBLIOGRAFIA
Nordahl, H., Borkovec, T., Hagen, R., Kennair, L., Hjemdal, O., Solem, S., . . . Wells, A. (2018). Metacognitive therapy versus cognitive–behavioural therapy in adults with generalised anxiety disorder. BJPsych Open, 4(5), 393-400. doi:10.1192/bjo.2018.54